La fine del regno delle due Sicilie nella polemica...

Il primo vasto e organico tentativo di ricostruire le vicende del Regno delle Due Sicilie fu costituito dall'opera, in tre volumi, di Nicola Nisco, Gli ultimi trentasei anni del regno di Napoli (Napoli, Morano, 1889). Uscito abbastanza precocemente nel 1876, con la caduta della Destra, dalla vita parlamentare e politica, Nicola Nisco (1816-1901) cercò, come egli stesso afferma, consolazione dagli ozi forzati nello «scrivere, senza rancori, senza ire e senza amori partigiani, le istorie italiane di quest'ultimo mezzo secolo». Nell'ambito di questo ampio quanto ambizioso disegno storico generale, Nisco però ritenne di dover completare la storia «del più antico reame d'Europa, cominciando dal punto in cui il generale Pietro Colletta metteva fine alla sua nobilissima narrazione, e proseguendola fino al periodo delle congiure e del brigantaggio che succedettero alla caduta di Gaeta, retaggio di una lunga e tetra vicenda di male signorie». Anche in ambito borbonico non mancarono reazioni, sia pure ormai illanguidite dai quasi trent'anni trascorsi dalla caduta della dinastia. Ma quella più significativa, sia per ampiezza che per profondità critica, fu senz'altro quella di un anonimo, che, celatosi sotto il nome de plume di Notus, redasse un'opera, rimasta sino a oggi inedita, intitolata Lettere retrospettive di Notus a Nicola Nisco. Pubblicare per la prima volta il manoscritto in edizione critica e ricostruire i punti maggiormente salienti della polemica tra i due scrittori costituisce lo scopo di questo volume.